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Le “reazioni avverse agli alimenti” - “allergie e intolleranze” - rappresentano un capitolo della medicina molto complesso, dibattuto e controverso, ancora non del tutto conosciuto. Si tratta di due fenomeni che da un lato si differenziano per alcune caratteristiche specifiche, ma è probabile che possono interagire intensamente, sfumando una nell’altra, influendosi a vicenda e contribuendo entrambi ad aumentare il livello d’infiammazione e a stimolare manifestazioni allergiche (immediate o ritardate). La medicina ufficiale ritiene che i risultati dei test d’intolleranza alimentare siano inadeguati e inattendibili sul piano scientifico, perché ancora oggi non esistono test o marker di laboratorio validati dalla comunità scientifica in grado di svelare reazioni allergiche di tipo ritardato non IgE mediate. La classica reazione allergica IgE-mediata si avvale della diagnostica di laboratorio col dosaggio nel sangue di IgE specifiche (RAST), ed utilizza kit di laboratorio specifici, affidabili e validati dalla comunità scientifica. Le reazioni non-IgE mediate sin dall’inizio si sono avvalse del concetto di una reazione non IgE-mediata eseguita con i così detti “test citotossici”, in grado di evidenziare alterazioni morfologiche a carico degli elementi corpuscolati del sangue (emazie e leucociti), quando questi sono messi a contatto con un determinato antigene alimentare. La loro validità è stata messa in discussione dalla comunità scientifica. La “ricerca delle immunoglobuline” (IgG,IgG4) contro un dato alimento, eseguita con metodo Elisa, non è in grado né di stabilire con sicurezza il significato diagnostico da attribuire ad un eventuale aumento anticorpale, né a stabilire un correlazione certa con la sintomatologia clinica. La diagnosi d’intolleranza alimentare è fondamentalmente una diagnosi per esclusione: individuare ed eliminare dalla dieta l’alimento sospetto per 2-3 settimane e successivamente reintrodurlo per altre 2-3 settimane. Se i sintomi scompaiono durante il periodo in cui viene abolito l’alimento e si ripresentano nel momento in cui viene reintrodotto nella dieta, si tratta sicuramente di una reazione avversa al cibo (o di intolleranza alimentare) La messa a punto di un test di laboratorio specifico, affidabile e riproducibile, riconosciuto e validato scientificamente, in grado di identificare con certezza l’alimento contro il quale il paziente risulta intollerante, è auspicabile e di straordinaria importanza, non solo per i benefici che potrà trarne il paziente, ma soprattutto per poter dimostrare in modo inequivocabile alla comunità scientifica l’esistenza del fenomeno della intolleranza alimentare.
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