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Le discordanze di opinioni e l’impossibilità di definire con certezza sul piano clinico e diagnostico le intolleranze alimentari, da una parte rendono alquanto complessa, incerta e complicata la diagnosi di intolleranza alimentare, dall’altra parte hanno portato alla diffusione di una serie di test diagnostici non ufficiali che hanno invaso il mercato, arrecando confusione e discredito in un settore della medicina che invece merita la massima attenzione per l’impatto sociale e i risvolti economici negativi a carico del Sistema Sanitario Nazionale. La “chiusura” da parte della medicina ufficiale a negare perfino l’esistenza delle intolleranze alimentari, “forse” solo perché il problema è stato affrontato “in primis” dalla medicina alternativa, oppure perchè il fenomeno dell’intolleranza alimentare non è diagnosticabile con certezza per mezzo degli attuali metodi di laboratorio che oggi sono a nostra disposizione, rappresenta un fatto riduttivo sul piano scientifico e culturale. E’ anche un errore che sicuramente avrà come ricaduta un notevole ritardo nel chiarire e nel risolvere il problema. E’ esperienza comune incontrare pazienti con una verosimile “ipersensibiltà alimentare” non-IgE mediata, senza però riuscire ad indirizzarli verso una diagnosi di certezza, etichettando alla fine i disturbi d’intolleranza alimentare accusati dal paziente come “di origine nervosa”. Per tale motivo la medicina ufficiale non può più eludere una sintomatologia clinica legata a disturbi ben precisi di avversità al cibo, deve riconoscere la sussistenza del problema e, prima o poi, ha l’obbligo e il dovere di dare una risposta.
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